sabato 30 giugno 2018

Dopo la caduta di Costantinopoli nella Roma ansiosa c'era anche Jacques Cœur

Il papa Niccolo V l'8 luglio 1453 apprese, tramite canali veneziani, della caduta di Costantinopoli avvenuta settimane prima (29 maggio) e ne fu costernato come molti in Europa. Il 30 settembre la Cancelleria pontificia emanava un documento prospettando una crociata. Poco dopo furono avviate una serie di Diete che risultarono inconcludenti. 
Jacques Cœur, il celebre mercante francese caduto in disgrazia alla corte di Carlo VI,  arrivò a Roma poco dopo questi fatti.


il mercante in una vignetta con il suo motto

francobollo in occasione del 500° anniversario della morte
Sullo sfondo il suo notevole palazzo di Bourges


Il pontefice conosceva Jacques Coeur per via delle precedenti ed utili missioni diplomatiche e quindi lo accolse bene ospitandolo, a quanto pare, anche in Laterano. In quel periodo Niccolo V era molto coinvolto nelle relazioni internazionali che potevano essere utili in quel momento difficile della Cristianità ed ipotizzava qualche operazione contro i turchi. 
Molti dei beni del mercante erano stati sequestrati per ordine del re francese, ma non tutto (incluse alcune navi) era in Francia e quindi Jacques Coeur impegnò parte del suo tempo per recuperare quanto possibile. Non ebbe tempo di frequentare molto papa Niccolò V perchè il pontefice iniziò a star male all'inizio del 1455.
Altro personaggio che, quando non era impegnato in missioni, risiedeva a Roma era il cardinale Bessarione. Anche lui era impegnato a recuperare qualcosa (quel che era possibile del mondo culturale bizantino). Lo stesso Bessarione partecipò comunque al brevissimo conclave che si tenne nell'aprile 1455 per l'elezione di papa Callisto III ( l'anziano Alonso Borja, noto sostenitore di una nuova crociata). Allo stesso è riferibile la frase, riportata su una medaglia del 1457 dopo lo scontro di Mitilene (Lesbo) , "fui eletto per l'annientamento dei nemici della Fede (Mussulmani)".


Bessarione  (si era formato a Trebisonda)

La situazione in oriente era tuttavia difficile. Nel despotato di Morea i figli del defunto imperatore bizantino non andavano d'accordo, genovesi e veneziani resistevano come potevano, gli albanesi erano attaccati ma si difendevano, gli ungheresi avvertivano la pressione turca ecc..Il pontefice iniziò con una campagna diplomatica che si dimostrò inefficace (uno dei personaggi da lui incaricati fu il genovese Campora, vescovo di Caffa).
Comunque papa Callisto III organizzò una piccola flotta al comando del cardinale Ludovico Scarampi Mazzarota, patriarca di Aquileia ed a questo si aggiunse con alcuni navi anche Jacques Coeur.  Probabilmente coordinava un gruppo di navi ( Notre Dame Saint - Michel, Notre Dame Saint Denis, Notre Dame Saint Jacques ecc.) dove erano imbarcati suoi amici. 
La flotta nel 1456 raggiunse la zona di Rodi anche per supportare i cavalieri ospitalieri. Ci furono ovviamente degli scontri con i turchi. In tali frangenti il magnate francese fu ferito o si ammalò. Il 25 novembre 1456 comunque Jacques Coeur morì nell'isola di Chio. Fu sepolto in una chiesa di cui non si hanno più evidenze dopo l'occupazione turca dell'isola. Comunque ha lasciato all'interesse dei turisti il suo bellissimo palazzo di Bourges.




giovedì 21 giugno 2018

L'interesse dei Medici di Firenze per l'arte islamica

Nell'ambito di una mostra programmata a Firenze fra il 22 giugno – 23 settembre 2018 gli interessati avranno occasione di farsi un'idea dell'interesse collezionistico dei Medici per l'arte islamica.
Uno dei momenti del rapporto fra Firenze ed Islam si ebbe quando il Sultano d’Egitto Qayt Bay nel 1487 inviò in dono una giraffa a Lorenzo il Magnifico.
Quest'ultimo probabilmente lesse con attenzione le relazioni compilate dall’oratore fiorentino Luigi Della Stufa che era andato in Egitto al seguito di diplomatici.
Già prima di questi fatti l'attenzione di molti fiorentini per il mondo islamico, fu testimoniato nei diari dei mercanti fiorentini Simone Sigoli, Leonardo Frescobaldi e Giorgio Gucci che nel 1384, durante il loro pellegrinaggio in Terrasanta, visitarono pure il Cairo e Damasco, restando spesso sorpresi dalla quantità e dalla straordinaria bellezza dei manufatti.
I Medici, come altri importanti personaggi dell'epoca, acquisirono spesso diverse opere di provenienza orientale (Piero di Cosimo de' Medici privilegiava sovente raffinati manufatti metallici).

In occasione delle citate esposizioni sono stati selezionati diversi interessanti oggetti. Ne riproduciamo alcuni fra quelli medievali.

cofanetto prodotto a Cordoba nel X secolo
foto Civita

Bruciaprofumi, Mosul, inizio XIV
foto Civita

vassoio realizzato in Egitto o Siria fra la fine del XIII e l'inizio del XIV
foto Civita

La mostra è articolata presso l'Aula Magliabechiana delle Gallerie degli Uffizi e presso il Museo Nazionale del Bargello (dove dal 1982 esiste una sala islamica frutto pure di alcune donazioni).


lampada da moschea egiziana-XIV (foto Civita)

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sabato 16 giugno 2018

L'arrivo della galea veneziana a Costantinopoli

L'arrivo della galea veneziana a Costantinopoli di Francesco Liparulo è un romanzo che viene contestualizzato fra il luglio 1422 e la primavera del 1423.



I protagonisti principali sono "mercanti veneziani"  all'epoca del basileus Manuele II Paleologo e del doge Tommaso Mocenigo. Oltre ai mercanti sulla nave ci sono pure balestrieri e giovani alle prime esperienze. Ovviamente nel corso del viaggio veneziani ed altri confrontano le loro idee e la loro cultura.
A parte la trama romanzesca nel testo sono fornite molte informazioni su quelle che erano le merci trattate, il loro costo, le principali tratte, il funzionamento dei porti,  la struttura delle navi. 
Poi si parla del funzionamento della Serenissima al tempo del doge Tommaso Mocenigo (morto nel 1423) e del ruolo del bailo di Costantinopoli Benedetto Emo. In sostanza nel corso dell'intrigante storia di fantasia è ampiamente descritto il mondo dei mercanti veneziani nei primi anni del Quattrocento.





mercoledì 16 maggio 2018

Il gruppo facebook Medioevo nell'area mediterranea

Dall'inizio del mese di febbraio 2018 è attivo in facebook il gruppo Medioevo mediterraneo.




A metà giugno 2018 gli aderenti erano oltre 1100. Fra le partecipazioni più attive vanno segnalate quelle di salernitani, pisani, siciliani e sardi, ma non mancano calabresi, romagnoli, laziali ecc. A titolo esemplificativo segnaliamo i post  più popolari nella prima metà di maggio 2018: le cronache del bizantino Ioannes Scylitzes, le fortificazioni di Berat in Albania, la pesca ed il commercio dei coralli in alcune parti del Mediterraneo grazie al prevalente interesse dei genovesi, diversi luoghi di Venezia e Pisa, la cittadella di Calvi in Sardegna, le vicende degli islamici irriducibili all'epoca di Federico II, la Chiesa dei SS. Pietro e Paolo dell'Agrò a Casalvecchio Siculo,  l'abbazia di San Nicola alle Tremiti, la chiesa di Santa Maria amalfitana a Monopoli, i luoghi delle crociate e via continuando.                 

UN ARGOMENTO CHE HA AVUTO SEGUITO E' QUELLO DELL'INDUSTRIA DELLO ZUCCHERO NEL MEDIOEVO (da Cipro alla Sicilia). Vedasi nel video riepilogo dei post sul tema.




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Alcuni degli aderenti hanno scritto anche libri, come da piccolo video di seguito:




domenica 6 maggio 2018

La Lanterna di Genova

particolare di dipinto di fine XIX


Oggi la città di Genova viene sovente esclusa per diversi motivi dall’orizzonte delle città d’arte italiane, ma questa città ha sempre attirato per molti secoli l’interesse di paesaggisti e vedutisti forestieri che hanno lasciato attente testimonianze della sua immagine. Pur non essendo sempre precise nella loro rappresentazione dal punto di vista dei particolari, trattandosi facilmente di interpretazioni artistiche e paesaggi reali, e dunque soggette a tutte le approssimazioni del caso, queste fonti iconografiche documentano la Lanterna in varie situazioni.


copertina del volume di Enrico Roncallo

Diversamente il volume "la Lanterna di Genova" (edito da youcanprint) tratto dalla mia Tesi di Laurea vuol essere un’analisi della Lanterna di Genova da un punto di vista tutto nuovo, il Faro di San Benigno viene sempre analizzato sotto l’aspetto artistico, non sempre dal punto di vista architettonico e archeologico.
E.R.



disegno sul frontespizio del Cartolari dei Salvatori del Porto datato 1371
La struttura del faro fu poi modificata per eventi successivi
conseguenti anche a fatti bellici (in particolare nel 1513)


home del web www.lanternadigenova.it  (con l'occasione
si segnala che diversi giovani urbanisti facenti capo alla Fondazione  Mario e Giorgio Labò
sono impegnati nella promozione di questo antico monumento genovese)


mercoledì 4 aprile 2018

Un romanzo e una vicenda industriale del medioevo


Romanzo storico in cui si intrecciano due storie, vissute in due secoli differenti: Marin Zanetti, giovane commerciante di stoffe, lascia la laguna veneziana alla volta di Cipro nel 1467, per diventare il supervisore del mulino e delle tenute Cornaro a Cipro. Intanto Andrea Cornaro, sindaco del Regno, sta programmando il fidanzamento del re Giacomo II di Lusignano, con sua nipote, Caterina Cornaro, l'ultima regina di Cipro.
Lorenzo Zanetti, rinomato chef rodigino, compie lo stesso viaggio seicento anni dopo, spinto dal bisogno di chiarire il mistero legato ad un suo antenato.
Sullo sfondo le vicende politiche dell'epoca, da Venezia al tempo della Serenissima, alla splendida isola di Cipro con la sua affascinante storia e le sue contraddizioni.

Nel XV secolo i Cornaro possedevano a Episkopi vaste piantagioni di canna da zucchero che veniva raccolta preferibilmente nella stagione secca e trasportata su carri trainati da cavalli a un mulino da zucchero che funzionava grazie a una ruota idraulica (c’era anche una macina a trazione animale). I contadini erano paroikoi, servi della gleba e la maggior parte degli archontes, i proprietari terrieri locali, era stata sostituita da nobili franchi. Dalla canna da zucchero si ricavava la melassa per spremitura e per ebollizione e questa veniva colata in stampi di argilla a forma di imbuto. In questo modo lo sciroppo colava verso il basso, mentre nello stampo rimaneva una pagnotta di zucchero in cristalli, che, una volta essiccata veniva venduta. L’ebollizione veniva fatta in calderoni di rame, che impedivano la ricristallizzazione del prodotto. La richiesta di zucchero da parte delle corti reali d’Europa, ma anche della gente comune in quegli anni era in crescente ascesa, d’altronde era meno caro e meno raro del miele. La produzione faticava a tener testa alla domanda e i metodi di  produzione dello zucchero venivano tenuti segreti per evitare la concorrenza. Nonostante ciò, in Europa occidentale stavano nascendo numerosi stabilimenti con mulini per la lavorazione dello zucchero e il monopolio di Cipro era stato così rotto.

nota a cura di Susy Valpreda Micelli


“Il Veneziano” di Lina Ellina (scrittrice cipriota che vive in Italia). Editore Brigo



il castello cipriota di Kolussi dove anche i cavalieri ospitalieri
 lavoravano lo zucchero (foto Dickelbers da wikipedia)

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la produzione di zucchero ebbe a svilupparsi pure in Sicilia (ad esempio nella zona
di Marsala). La cittadina di Trappeto (Palermo) ha questo nome perchè anticamente il luogo
 era chiamato "Trappetum cannamelarum" (la lavorazione dello zucchero da canna vi fu organizzata fin dal 1480 per iniziativa del ricco possidente Francesco Bologna). Erano coinvolti nell'industria
nobili siciliani, commercianti genovesi e catalani, investitori ecc.
 Per diverso tempo fu rilevante la produzione nella zona  della Baronia di Carini
In tempi successivi la coltivazione delle canne da zucchero in Sicilia fu abbandonata perchè
ritenuta non più conveniente per diversi motivi. Di seguito un'osservazione interessante:

il citato Acquedolci (ora comune) ha le canne da zucchero nel suo stemma

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questo è invece un volume per chi volesse fare qualche itinerario in Sicilia
Giulia Sommariva, la via dello Zucchero


sabato 31 marzo 2018

Adriano, Matilda e il salto nel mare

L’appassionante romanzo, edito da il Frangente, è basato su un’accurata indagine storica e ambientato nel secondo secolo dopo Cristo. 


Il libro, arricchito da un importante corredo di illustrazioni, racconta di Adriano, l’imperatore romano ossessionato dallo scorrere del tempo, e di sua moglie Sabina, donna troppo sensibile per vivere al fianco di un uomo pieno solo di se stesso.


Racconta di Matidia, intenzionata a proteggere la sorella Sabina, e del suo devoto amico Marco, marinaio e armatore di una piccola nave da carico. A fare da sfondo alle vicende che portano l’Autore alla formulazione di un’ipotesi sul complesso meccanismo di fatti storici che il tempo ha cancellato per sempre, c’è sua eccellenza e gioia sempiterna, il mare. Il mare indagatore dell’animo umano, il mare delle province dell’Impero che Marco affronta fra tempeste e benevoli soffi, per rincorrere l’irrequieto cammino di Adriano verso un’illusoria ricerca dell’immortalità.




Le più grandi città dell’Impero, la navigazione, i riti religiosi e l’astronomia, i pregiati vini e i salutari cibi dell’epoca portano il lettore in un entusiasmante viaggio nelle province dell’antica Roma, tra personaggi storici e avventure avvincenti vissute dal protagonista, le cui origini mantengono vivo il prezioso patrimonio culturale della lingua greca di Calabria.
Gianluca Sabatini, appassionato di mare, è alla sua seconda opera letteraria. La prima "Sulle rotte dei Romani", permette al diportista moderno di arricchire il proprio bagaglio culturale nautico e guardare con occhi diversi le località che si affacciano sul Mare Nostrum, nel quale affondano le radici della nostra civiltà.
G.S.